Le nostre anime di notte

“Mi chiedevo se ti andrebbe qualche volta di venire a dormire da me.

Cosa? In che senso?

Nel senso che siamo tutti e due soli.”

Non potevo non ritornare ad Holt.
Il rientro è stato stupendo, così come il suo epilogo.
Un racconto sul coraggio di andare avanti e provare strade diverse per continuare la propria esistenza. E si conferma una vita fatta di scelte e di dolci abitudini.
La storia è ormai nota a molti, anche grazie al film che ne è stato tratto.
In un giorno come tanti, Addie, ormai settantenne, chiede a Louis, il suo coetaneo vicino di casa, se vuole passare le notti con lei. L’uomo inizialmente non capisce ma lei parla chiaro, gli chiede di trascorrere la notte insieme, di attraversarla parlando e guardandosi prima che il sonno li colga.
Che richiesta inusuale, non si tratta di sesso insomma.
Il racconto parte da questa proposta e si sviluppa da lì, con tanto altro ancora.
Perché ad Holt ci sono i silenzi ma anche gli schiamazzi allegri mentre ci si bagna in un torrente.
Ci sono le storie degli individui e delle famiglie. C’è la vita ordinaria che si trasforma in straordinaria perché è la vita di ognuno di noi, fatta di mancanze, di parole dolci, di momenti sereni.
Ed è proprio in quelle notti d’ascolto e parole che Addie e Louis si conosceranno e impareranno l’una dall’altro.
Holt ritorna al lettore per l’ultima volta, questo è l’ultimo romanzo scritto da Haruf.
Una storia raccontata con urgenza, esigenza dei protagonisti e del suo stesso autore, ormai morente.
Il giusto sigillo dato ad Holt, nella quale voglio ritornare, per poi perdermi.
Luna

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