“Maxim non si era mosso. Mi stava guardando, con il bicchiere in mano. Era pallido in volto. Cinereo”.

Semplicemente stupendo.
Un classico intramontabile, imperdibile.
Conoscevo già la storia di Rebecca e l’impronta lasciata nel suo matrimonio.
Ma la vera protagonista del romanzo è lei, Manderlay.
Una tenuta quasi sospesa nel tempo, luogo dell’immaginario di ognuno di noi, realtà ambita, persa, lontana nei ricordi.
La scrittura della du Maurier è perfetta, asciutta, intensa, avvolgente.
Essenziale nelle sue descrizioni, ma completa nei contenuti.
La du Maurier ha creato un capolavoro, Hitchcock lo ha reso immortale.
Due giovani si conoscono, si innamorano e si sposano in pochissimo tempo.
La giovane moglie si ritrova nell’antica casa del marito, ma ben presto si accorge di non essere sola: a Manderlay vive ancora il fantasma di Rebecca, il mito, la prima moglie idolatrata dalla servitù e sopravvissuta alla morte del corpo.
La donna continua a vivere nell’ala occidentale, ma respira tra le mura domestiche, seduta nella poltrona davanti al camino, scrive ancora le lettere, come faceva nei giorni passati.
Ma chi era davvero Rebecca?
Chi la conosceva veramente?
Era davvero quello che mostrava di essere?
Vi avviso, la du Maurier crea dipendenza, assoluta. Provare per credere.
Luna