La Némirovsky colpisce dentro e fa male.
Parla di un uomo e di tutti i possibili uomini.
Narra di suo padre e degli ebrei affamati e avidi.
Parla di una famiglia che non esiste, della solitudine delle unioni, del senso inutile di una vita vuota d’amore.
Golder è un uomo d’affari, sempre pronto a far soldi.
Ma questo non lo salverà, non lo aiuterà a ritrovare la strada di casa.
Sarà solo per tutti gli anni del suo vivere, nonostante sia padre e marito.
Ma di legami tenuti saldi solo con i soldi, l’uomo non saprà presto che farsene.
Se arrivano richieste di denaro invece che frasi d’amore, i rapporti presto si recideranno, diventeranno sterili e asciutti, come una pianta secca pronta a morire.
Rendersi conto di tutto questo è doloroso, ad ogni età della vita.
La famiglia a volte è tutto quello che abbiamo, quando c’è la fiducia di potercela fare insieme la vita diventa una cosa a due, e poi a tre o a quattro.
Ogni componente diventa un pezzetto di noi, si diventa unità inscindibile di singole persone fatte per stare insieme.
Questo è l’amore. Roccia che non si corrode.
Quando l’amore è solo vanità e bisogno non è degno di chiamarsi tale, è inquinato, è sporco di male, è sangue fresco.
Non è amore, è solo quello che può essere: interesse.
Difficile per un uomo accettarlo, quando è stato lui stesso a provocare questa profonda falla.
Golder mi ha fatto rabbia e tenerezza insieme.
Emozioni che sconfinano nella pietà e nella voglia di cambiare le cose.
Eppure la vita seguirà il corso degli eventi.
Quegli eventi della fine di una vita.
Luna
figlia
Gli inconvenienti della vita
Cameron è un maestro dei dialoghi.
Di lui mi colpisce molto la profonda introspezione, le riflessioni acute e pungenti, le sottili venature della vita.
Il libro si compone di due racconti, due storie d’amore e di fallimento, di delusioni dell’umana esistenza e realizzazione della propria capacità personale di resistere alle difficoltà.
Resilienza, volontà di recupero.
I protagonisti presentano se stessi attraverso i propri pensieri, ognuno di loro ha subito una perdita che la vita non riuscirà mai a restituire.
A volte lo scambio di battute appare superficiale, ma nasconde dentro le aspettative di animi infranti e la voglia di ricominciare ancora, più di prima.
Mi ha lasciato dentro un’infinita solitudine e la nostalgia dei giorni felici.
Ho amato l’intensa sofferenza trasmessa attraverso l’indifferenza alla vita, la voglia di porre fine ad una lotta travagliata per poi ritrovare la voglia di farcela negli occhi dell’altro.
Anime che si attaccano ad altre anime distrutte.
Voglia di sentire ancora emozione di vita, passione dell’esistenza altrui.
Per chi vuole sapere che gusto ha la vita nonostante la perdita.
Per chi ha fame intensa di legami.
Per chi vuole vincere una sfida.
E, a modo proprio, ce la fa.
Luna
Colpisci il tuo cuore
E’ da lì che viene il genio. Colpisci.
Una madre può essere gelosa di una figlia. Non è una domanda.
Gelosa della sua giovinezza, della bellezza nascente, del fututo che si attende.
L’invidia comincia a covare in fondo al suo cuore fino a mettere radici.
Salde e robuste, le fondamenta dell’animo umano si colmano di gelo e rimpianto fino a formare uno strato duro e solido di crudeltà. E quella non guarda in faccia nessuno.
Come spesso accade nella vita vera, i traumi e i dolori ci portano a concentrarci su altri obiettivi, in cui la mente trova conforto e il cuore fiducia.
La ragazza diventerà medico. Di quelli buoni, a contatto con gli altri.
La vita porterà altre delusioni, opportunismo, indifferenza.
A volte penso che riuscire a capire chi vuole farti del male e usarti come un oggetto da buttare sia un gran dono del quale non tutti siamo forniti.
Troppa gente non riesce a discernere la realtà dal desiderio di ritrovarsi accanto un’anima identica alla propria. Il risveglio dalla delusione fa davvero male.
Avere accanto chi veramente ci merita, chi vuole la nostra felicità che prescinde dalla propria, chi ci incoraggia e sostiene, credo sia una delle fortune più grandi che possa capitare.
Perchè a volte siamo fragili e la parola è un dono.
Perchè non siamo isole, niente è separato.
Perchè se si trova un amico non bisogna lasciarlo andare.
E se è lontano, non lo è nel nostro cuore.
Luna
Trauma
Quando ho letto che il padre lavorava come psichiatra nel manicomio criminale di Broadmoor, non mi sono più chiesta perchè Patrick McGrath ha scritto opere così folli e complesse.
Da un giovane che passa gran parte dell’infanzia in un posto pieno di “pazzi”, cosa ci si può aspettare.
Praticamente tutto quello che scrive.
E io non me ne lamento affatto.
I thriller psicologici riescono a prendermi l’anima e la concentrazione.
La storia si intreccia ai dolori intensi delle anime e delle menti.
E non esiste più il bianco. E il nero.
Vivono insieme immense sfumature, che riempiono i “perchè” affollati della propria testa.
Non ho mai conosciuto una persona che ha nascosto in sé un trauma, terribile e intenso, che ne ha consumato la sua essenza e i suoi bisogni.
Nel romanzo invece di cattivi pensieri ce ne sono tanti. E difficili.
L’amore non è sempre così forte da riuscire a superare drammi e incomprensioni.
Le perdite si fanno sentire urlanti e distruttive.
I cuori reclamano il perdono.
La mente vuole solo dimenticare.
L’ansia ti assale quando non riesci a capire.
E se comprendere gli altri è il tuo lavoro… allora il dovere ti segue ovunque.
Ed è per sempre.
Luna
IL Ballo
Pensare ad una madre arcigna e pungente nei confronti della propria figlia non è esattamente l’immagine ideale e calorosa che ci si aspetta dal legame di sangue, forte ed intenso, che dovrebbe governare ogni famiglia.
Il racconto che ho appena finito di leggere è invece, l’esempio di come a volte le repressioni dei genitori vengono “vomitate” addosso ai propri figli costringendoli a sopportare umori ed ascoltare epiteti non proprio esaltanti.
Forse i personaggi descritti assumono una forma più definita se si ha la voglia di conoscere la storia personale e sofferente della giovane scrittrice che ho piacevolmente scoperto.
Morta all’età di 39 anni, Irène era una giovane donna ebrea con, al fianco una madre che è più una nemica che un dolce conforto.
Sicuramente la vita della scrittrice ha influenzato notevolmente i suoi lavori.
Mamma nemica. Appunto.
“Il Ballo” narra un episodio assurdo ed inimmaginabile che vede al centro della vicenda una ragazzina di 14 anni e sua madre, donna volgare ed estremamente crudele.
Nella sua semplicità, le parole del racconto mettono in risalto le due personalità, opposte e piuttosto marcate, di due esseri che dovrebbero essere legati da un laccio al cuore, piuttosto che trovarsi in continua antitesi e lotta.
Una madre che è invidiosa delle future opportunità della figlia, a lei negatele per così troppo tempo.
Una figlia che si vede continuamente ostacolata da una presenza minacciosa e invadente quale quella di sua madre, padrona della sua vita.
Una rabbia antica che cova nel cuore di ognuno di loro.
Una società che prende solo il meglio dai suoi componenti obbligandoli ad indossare maschere indecenti e false.
L’idea di una vendetta. Una sfida alle regole e alle convenzioni.
Inutile dire per chi si parteggia in questa storia.
Quando si ha davanti una donna che, organizzando un ballo, esclude volutamente la giovane figlia per essere lei al centro di tutto.. delle attenzioni, degli sguardi.
Per essere solo lei quella amata ed ammirata….
Che dire…
Quando la felicità e la gioia della condivisione cede il posto alle ambizioni e alla ricerca del consenso popolare…
Quando tutto è più importante della propria figlia.. l’onore, l’eleganza, la perfezione delle apparenze.
Che dire…
Che si può veramente dire…
Profonda tristezza.
Luna