
“ I fratelli McPheron le stavano aspettando. Uscirono subito di casa e accolsero le donne nella piccola veranda. Non parlarono, non mossero un dito. Rimasero rigidi e impassibili come figure di gesso ferme nel portico, due statue molto realistiche di santi minori”.
Ho appena finito “Canto della pianura” e sono qui, senza parole.
La vita scorre tra le pagine e io mi ritrovo a pensare a questo canto corale che si svolge a bassa voce, senza disturbare. Sono esistenze semplici alla fine, ma che hanno tanto da dire.
Anime tormentate che sprofondano nella disperazione.
Ragazzini abbandonati, relazioni che si snodano nei miseri bar di paese.
Rapporti falliti, storie di tutti i giorni, echi nel tempo.
Mi sono tanto affezionata ad ognuno di loro, mi hanno conquistata teneramente.
I miei preferiti sono loro, i fratelli McPheron, uomini di altri tempi disposti a tutto pur di proteggere ciò che amano in maniera pura.
E poi c’è Holt, le sue strade, le anime che le percorrono.
Diverse scene vedono come protagonisti gli animali, e sono davvero intense e toccanti.
Perché nella contea di Holt ogni circostanza ti coinvolge e ti segna, ogni movimento fa parte di un disegno ben definito.
Sono grata a Kent Haruf per aver creato questo mondo così commovente e tanto vicino ad ognuno di noi.
Grata di essere tornata ad Holt.
Grata di poter tornare ogni volta e altre volte ancora.
Luna