
È un’opera sconcertante e devastante insieme.
Mentre la leggi ti assale il rifiuto della perdita, la comprensione, l’angoscia del proseguire la vita nonostante tutto.
Quando il protagonista guarda il mondo non è mai tutto scontato, quello che vedono i suoi occhi si ricopre di nubi che si perdono nel tempo, fino a non capire dove finisce il passato e comincia il presente.
La perdita al supermarket è lacerante. Commoventi i racconti che Stephen fa dei genitori, imperdibili i difficili momenti di confronto.
McEwan è uno scrittore capace di definire il tempo e di farlo vivere attraverso l’intimità dei suoi personaggi, così fragili nel rapporto con gli altri.
Ogni suo romanzo è una scoperta continua ed infinita, un viaggio dentro la coscienza e il dolore del genere umano.
Leggere questo romanzo mi ha messo i brividi, per la sua bellezza, per la profonda lealtà verso il reale bisogno di amore, di continuare a vivere nonostante tutto.
Realtà verso “il fatto che di colpo, si trovasse lì una persona non di un’altra città, o di un altro paese, ma che arrivava dalla vita stessa”.
Troppa commozione e un brivido di speranza. Una meraviglia.
Luna
“Desiderava la sicurezza dell’infanzia, la mancanza di potere, l’obbligo all’obbedienza e la libertà che ne consegue: libertà da denaro, decisioni, progetti, esigenze. Diceva sempre di voler fuggire dal tempo, dagli appuntamenti, dagli orari, dalle scadenze. L’infanzia per lui era assenza di tempo, ne parlava come di uno stato mistico”.