Mia vita cara


Pozzi
Non credo di aver mai parlato di poesia qui nel blog.

E infatti, non è che io me ne intenda molto.
Di poesia non riesco a discutere, forse perchè dentro di me ho paura di sminuirla.
Non saprei cosa dire, che parole usare.
Perchè le parole le usano tutte loro, i poeti.
La realtà la dipingono, la fanno suonare. Di canto, di musica.
Di Antonia Pozzi invece saprei cosa dire. Non è difficile.
Credo sia importante dire che è morta suicida a soli 26 anni.
Non è una notizia irrilevante.
Figlia di un padre dalla forte e marcata personalità, vittima dei tempi, mai come la figlia.
La famiglia crea in noi delle aspettative che a volte si sanno cavalcare e a volte comprimono.
Antonia ne è rimasta avvolta ferocemente fino a rimanerne stritolata.
Cosa desiderava per se stessa trapela dai suoi scritti, riusciamo quindi ad immaginarlo.
Voleva una vita insieme, voleva alcune anime, non altre.
Desiderava essere figlia dei suoi tempi e non vittima.
Cuore fragile, sangue tormentato.
“ed io lì sotto
come un cencio cinerino
in cui la gente incespica
ma che non val la pena di raccogliere
lo si stiracchia un po’ di qua e di là coi piedi
e poi
a calci
lo si butta via”.
Questa è Antonia.
Luna